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Dalla didattica a distanza alla didattica in presenza: implicazioni psicologiche e affettive

Dopo quasi sei mesi di chiusura a causa della pandemia da Coronavirus, le scuole si preparano a riaprire la porte e sono moltissime le questioni di cui è necessario occuparsi per cercare di garantire un’apertura in sicurezza. Quali implicazioni da un punto di vista psicologico e affettivo è plausibile aspettarsi?

Orari di ingresso, distanziamento nelle aule, utilizzo delle mascherine, disponibilità del corpo docente, ricreazioni, mense scolastiche sono solo alcuni dei problemi urgenti per i quali le scuole sono state impegnate a cercare soluzioni prima della riapertura. 

Dopo l’uragano della Didattica A Distanza (DAD), anche la ripresa della Didattica In Presenza apre molti interrogativi e sembra richiedere grandi capacità di adattamento e flessibilità. 

Ma facciamo qualche passo indietro.

 

Che strascichi ha lasciato l’esperienza della Didattica a distanza?

 

A marzo scorso, le scuole sono state chiuse per effetto di misure eccezionali messe in atto per contenere la diffusione di un virus nuovo, molto contagioso, che stava mettendo in pericolo la vita di una parte della popolazione, e in grave crisi la tenuta del sistema sanitario nazionale. Per effetto di quelle misure, siamo stati chiusi dentro casa per quasi tre mesi, con il divieto di uscire se non per motivi di necessità.

Eravamo in uno stato di emergenza e, come tale, siamo stati esposti a forti livelli di stress, sperimentando vissuti di confusione, disorientamento, ansia, e incertezza. 

Nel frattempo, milioni di studenti/esse e migliaia di docenti hanno dovuto affrontare, un cambiamento repentino e radicale nel modo di insegnare e di apprendere. 

Per mesi la didattica si è svolta a distanza, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici e piattaforme per incontrarsi virtualmente

Sono sfumati i confini tra ambiente domestico e ambiente di studio o di lavoro e, se in alcuni casi, la disponibilità di un pc e di una buona connessione internet ha dato l’impressione di mantenere in qualche modo integra una quotidianità, una parte di noi, più o meno consapevole, ha continuato a segnalare che qualcosa mancava, che la relazione e l’incontro, per essere completi, hanno bisogno del corpo, di muoversi anche su un piano emotivo, non verbale, di avvenire in presenza

Questo vale anche per l’istinto di conoscenza e la motivazione ad apprendere, che si nutrono delle esperienze di incontro nel “qui e ora” di uno spazio e un tempo condivisi con un altro diverso da noi. Stare vicini emotivamente implica spesso stare vicini anche fisicamente. 

Ora quell’incontro si prepara ad avvenire di nuovo, ma nel timore che se ci si avvicina troppo si corre un pericolo. 

 

La prevenzione sanitaria è compatibile con l’obiettivo della scuola di costruire comunità?

 

Oltre a misurare la distanza tra i banchi e dotarsi di dispenser per il disinfettante, ci sono quindi altri aspetti a cui prestare attenzione e dedicare energie, come ad esempio: 

  • supportare docenti e studenti/esse a rientrare nelle aule scolastiche e affrontare   un ulteriore nuovo adattamento dopo quello alla Didattica a distanza
  • chiedersi come accogliere e contenere le angosce “da contagio”, ma anche la frustrazione per il venir meno del contatto e della possibilità di stare vicini
  • chiedersi come gestire le inevitabili “fuoriuscite” dalle regole, per trasgressione, disattenzione o, in alcuni casi, semplice impossibilità di applicarle?  

Gli insegnanti ancora una volta saranno chiamati a svolgere altre funzioni oltre quella didattica: alcune più riparative, altre più costruttive.

Saranno chiamati a stare e a testimoniare, recuperando ciò che è stato, valorizzando lo spazio d’incontro come spazio di elaborazione affettiva, di costruzione di significati: “come vivo o ho vissuto quello che sta succedendo? che effetto mi fa? come mi fa sentire?”

L’esperienza del lockdown è ancora viva nella mente di studenti/esse, come di tutti noi, e farà parte del bagaglio con cui ciascuno/a tornerà a scuola: per alcuni sarà più ordinato, per altri più caotico, per alcuni sarà necessario aprirlo e andare a vedere cosa c’è finito dentro, perché altrimenti rischia di essere troppo pesante.

Non solo, gli interventi ritenuti necessari a garantire la sicurezza sanitaria, hanno il paradossale effetto di minare un altro senso di sicurezza, quello che viene dalla vicinanza con gli altri, dal sentirsi in un ambiente accogliente e prevedibile. 

Forse mai come prima, la comunanza di esperienze tra docenti e studenti, consentirà l’esercizio dell’empatia e della compassione, se si avrà la saggezza di dare spazio alla fantasia, ai desideri e alle emozioni.

 Gli adulti saranno chiamati a esercitare la  loro capacità di stare nell’incertezza, nel dubbio, perché è con questi stati d'animo che tutti si apprestano a varcare i cancelli delle scuole. 

Infine, la domanda che racchiude la sfida: saremo in grado di attraversare un territorio inospitale, a tratti ostile, continuando a coltivare l’immaginario del futuro come vorremmo che fosse, alimentando la speranza, la progettualità e la voglia di impegnarsi per costruirlo? 

Forse dipenderà da quanto riusciremo a muoverci creativamente all'interno dei limiti, dando loro un senso, rifiutandoci di farci schiacciare e tenendo viva, nella mente, la possibilità di andare oltre i confini del possibile e dell’oggi.

Ilaria Saponaro

 

*PsyPlus Onlus è un’organizzazione che si occupa di rendere la psicologia accessibile a tutti. Per informazioni su trattamenti e accesso a percorsi di sostegno, contattare il numero verde 800.91.04.89 o visitare la sezione del Centro di Consulenza Clinica Psicologica del nostro sito. 

**Note sull'autrice: Ilaria Saponaro è Psicologa e Psicoterapeuta a orientamento psicodinamico e sistemico-relazionale. Lavora da anni per la progettazione e realizzazione di interventi psicoeducativi per bambini e adolescenti e interventi di sostegno alla genitorialità. Collabora con il CIES onlus per il Centro Giovani e Scuola d'Arte “MaTeMù” e coordina per l'associazione le attività educative nelle scuole. Svolge attività di facilitazione e formazione in occasione di corsi di formazione, seminari e workshop. Collabora con il centro clinico dell'Istituto di Terapia Relazionale Integrata (I.T.R.I.) specializzato nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. Svolge attività di psicoterapeuta in privato offrendo consulenze e percorsi terapeutici per l'individuo, la coppia o la famiglia. Dal 2016 è socio ordinario di PsyPlus Onlus con cui collabora nell'area dei servizi di psicologia scolastica e come psicoterapeuta del Centro di Consulenza Clinica.

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